L'UOMO MISTERIOSO

L'UOMO MISTERIOSO

martedì 6 dicembre 2011

CAPITOLO 5



CAPITOLO 5.

Carlisle mi ha detto che tra qualche giorno sposteranno Anthony, lo trasferiranno in neurologia! Non ha ancora riacquistato la memoria, nè la parola, ma è fuori pericolo ormai.
Dovranno sottoporlo a vari esami e a varie sedute di fisioterapia.
Non potrò più vederlo come prima, ma Carlisle ha capito quanto lui sia diventato importante per me, per cui ha disposto che sia io ad occuparmi ancora di lui e della fisioterapia in particolare.
Soprattutto è Anthony che ha fatto capire, con chiari segnali, di non voler nessun altra a curarsi di lui al di fuori di me.
Adesso riesce a muoversi meglio e l'altro giorno ha volutamente rovesciato tutta l'acqua per terra, quando Rosalie ha tentato di svestirlo e lavarlo. ERA ME CHE VOLEVA.
Carlisle ha capito che i  miglioramenti di Anthony sono dovuti in parte alla mia vicinanza, alle mie cure.  Lo guardavo con la bocca aperta, incredula "Isabella, credo che tu gli piaccia. E come dargli torto. MI sono accorto che tra di voi c'è una sorta di legame, il vostro comunicare con i gesti.... credo, anzi sono convinto,  che la miglior cura sia tu".... più lo ascoltavo e più mi rendevo conto che aveva ragione.
 Capivo il suo stato d'animo solo guardandolo negli occhi. Io leggevo nel suo cuore e lui nel mio.
Dove mi sta portando questa cosa non lo so. So solo che quando non lo vedo mi manca il respiro e il mio cuore sembra smettere di battere; so che anche per lui è così, lo sento, lo vedo nei suoi sorrisi e anche quanto lui si sforzi di pronunciare il mio nome "Bella...." lo fa tutte le volte che entro nella sua stanza, quasi a ringraziarmi per quello che ho fatto e faccio per lui.
Sono sicura che mi legge dentro e penso che sappia del mio amore. Certo che lo sa! Lo nota nei miei gesti e nelle mie parole. Sente anche che non è facile per me occuparmi di lui in certi momenti, così quando lo faccio...... CHIUDE GLI OCCHI!
Ha capito che saperlo ad osservarmi mentre gli lavo le gambe  o le sue zone più nascoste, mi imbarazza, non mi lascia indifferente.
Non mi lascia indifferente mai, veramente. E' così sensuale, nei suoi movimenti. Il suo corpo è così armonioso, perfetto. Tutto di lui mi attrae.
Gli ho spiegato  che mentre era addormentato gli ho dato un nome ,Anthony,"Non ti dispiace vero? Posso continuare a chiamarti così? " .
Quel giorno ha sollevato lo sguardo verso di me, mi ha sorriso timidamente, in quel suo modo unico, ha fatto  cenno di avvicinarmi a lui. E' rimasto ad osservare le nostre mani intrecciate per qualche minuto , poi ha appoggiato l'altra sopra la mia. In senso di protezione. Teneva stretta la mia mano con le sue..... e ritornando serio ha sollevato lo sguardo verso di me,  puntando i suoi splendidi occhi nei miei, come se con quel contatto volesse leggere i miei pensieri più intimi e nascosti ed ha annuito timidamente. Appoggia la sua bocca sulle nocche della mia mano, regalandole un lieve bacio, un ringraziamento. Tutto questo continuando a fissarmi, voleva rendersi conto della mia reazione e la mia approvazione al suo gesto.
I suoi modi gentili, i suoi sguardi. Ho i brividi lungo la schiena.
Lo aiuto a sedersi sulla sedia a rotelle e lo accompagno nella sua nuova stanza. Ho comprato dei fiori, delle rose bianche, le sistemo nel vaso vicino al letto.
Lo saluto ed esco! Devo..... ma non vorrei.
Domani inizieremo la fisioterapia alle gambe. Sarà dura, sarà tutto tranne che una passeggiata!
Le strade di Chicago sono gremite; è sera ormai e i locali sono in fermento. Musica, risate... euforia.  Respiro l'aria fredda e umida, scende fino ai polmoni per poi uscire in una nuvola di vapore. Qualche fiocco di neve ghiacciata scende lentamente illuminata dalla fioca luce dei lampioni.
 "Isabella, buonasera!".
Mi fermo, mi giro. Dietro di me, davanti alla porta di un locale affollato e fumoso qualcuno mi saluta sorridendomi.
Jakcson, il figlio della mia vicina di casa.... di qualche anno più grande di me.  Gentile ed estramente educato (forse anche troppo cerimonioso) fa qualche passo verso di me porgendo la mano. Allungo il braccio e lo saluto.
"Buonasera.  Cosa fa qui di fuori, cosa la porta da queste parti?"
"Sono con dei colleghi e avevo bisogno di un po' di aria fresca, ma che coincidenza"
"Mi stava aspettando vero?"
"Isabella,  non riesco mai a raccontarle bugie. Proprio come quando eravamo piccoli, mi smaschera sempre".
"Posso avere l'onore della sua compagnia ed offrirle qualcosa da bere?"
Gli sorrido, ho bisogno di  distrarmi un  po' effettivamente, sono sei mesi che non entro in un locale.
Gli sorrido ed entriamo. Ci fanno accomodare ad un tavolo e ordiniamo.
La musica Jazz è frizzante ed è accogliente. Mi guardo attorno e penso subito quanto mi piacerebbe che ci fosse Anthony qui con me.
Mi volto e vedo Jackson che mi sta fissando.
 "Chiedo scusa non sono di ottima compagnia sta sera,  allora di cosa si occupa adesso? Sua madre si lamenta che non la vede mai. Come si trova a New York?"
"Saprà già che ho aperto un' agenzia investigativa e collaboro con la Polizia di New York e Chicago. Non sono da solo ho dei soci che lavorano con me, loro però sono fissi qui in città.
Sono arrivato oggi e ancora non ho avuto il tempo di passare da mia madre, era tardi e siamo venuti qui, per rilassarci un po'! Sono seduti a quel tavolo."
Mi indica un angolo del locale , vicino al pianoforte. Osservo il pianista, un uomo di mezza età. Muove le dita allegramente sui tasti e lascia dondolare la testa a ritmo della musica. E' nel suo mondo, è rapito dalle note, come solo gli artisti sanno fare.
Prendo un sorso di succo di mela dal mio bicchiere e dirigo lo sguardo verso il tavolo a destra del pianoforte e vedo due uomini nerboruti in compagnia di due ragazze.  Sono ben vestite, belle ed eleganti. Una in particolare ha l'aria famigliare. Indossa un vestito chiaro che lascia le braccia scoperte e cade morbido sui fianchi. Uno di dei due ragazzi le accarezza il braccio destro. Non ci posso credere, strabuzzo gli occhi "Rosalie".
"La conosce?"
 "E' una mia collega di lavoro"
"Isabella, è piccolo il mondo non lo sa?"
Sono indecisa se andarla a salutare, ma preferisco volgermi verso Jackson "Mi perdoni, ma domani mattina presto ho il turno in ospedale, si sta facendo tardi e penso sia meglio che mi affretti a casa"
"L'accompagno.... è tardi e non va bene che una donna sola si incammini per le vie di Chicago".
L'aria fredda mi colpisce il volto è piacevole però, dopo poco sono a casa, mi accompagna davanti alla porta.
Mi sorride e porta una mano sul mio viso, accarezzando una guancia. Abbozza un sorriso gira i tacchi e sparisce. Rimango a fissarlo per un attimo basita.
"Mamma sono a casa!" Mia madre mi corre incontro saltellando, sembra una bambina.
"Vieni tesoro mio, la cena è pronta"
Mentre mangiamo le parlo di Jackson e del suo lavoro.
"Sua madre è molto preoccupata, è un lavoro pericoloso. Di questi tempi le strade non sono sicure e le organizzazioni criminali sono spietate"
"Lo so mamma, vedessi come era entusiasta e poi è sempre stato amante del pericolo, ti ricordi da piccolo cosa non combinava a quella povera donna?"
Continuiamo, ridiamo e lei mi parla di Jacob il figlio del suo datore di lavoro. Speriamo che non decidano di combinarmi un'uscita con lui, non ne sarei poi tanto felice.
Sono nel letto ma non ho sonno, ripenso alla giornata, ad Anthony, sempre.
All'improvviso spalanco gli occhi e mi ritrovo il pavimento della stanza ricoperto di candele...... in piedi al bordo del letto Anthony, in tutto il suo splendore. A petto nudo con indosso solo dei pantaloni grigi.
Statuario.
Bellissimo.
Mi guarda serio, mi fissa, sembra che voglio divorarmi. Allunga un  braccio e mi mette seduta sul letto. Io indosso una sottoveste nera di pizzo.
Non toglie lo sguardo da me e con il dito indice della mano sinistra fa scivolare la spallina sottile sul braccio, fa lo stesso con l'altra.
La sottoveste scivola silenziosamente sul mio bacino lasciando i miei seni completamente  scoperti e vulnerabili. Poi con tutte e due le mani mi prende il volto e fa passare le sue dita dientro la nuca massaggiandomi la base della testa del collo. Emetto un gemito, non riesco a controllarmi, mi sento di nuovo schiava delle sue mani. Lui mi sovrasta e si avvicina. Sollevo le mie braccia e gli cingo i fianchi, lo porto più vicino a me e mi ritrovo la bocca all'altezza del suo ombelico. Faccio entrare la mia lingua all'interno di quella meravigliosa fessura, lecco e respiro. Lo solletico. Le mie mani intanto sono salite al suo petto e accarezzano i suoi capezzoli che diventano immediatamente turgidi, lo sento rabbrividire, prova piacere sotto il mio tocco e il suo respiro diventa più affannoso, più rumoroso.
Lentamente rivologo il mio sguardo verso l'alto e vedo un essere meraviglioso che con gli occhi chiusi e la testa rivolta all'indietro respira a bocca aperta. Sta godendo.
Le sue mani avvicinano ancora il mio viso al suo ventre che intanto comprime verso la sua  pancia.
 E lo sento.
 Sento il suo sesso duro, rinchiuso e costretto dentro i pantaloni.
Continuo a guardarlo e accarezzo la peluria rada del petto e mi beo del profumo che emana la sua pelle.
Come rapita da qualche forza sconosciuta faccio scendere le mie mani e gli slaccio i pantaloni.
Li lascio cadere a terra.....  pantaloni e boxer. Lo libero e mi allontano leggermente per poterlo guardare bene!
E' umido, bagnato, eccitato. Geme Anthony, non mi ferma. Apre gli occhi e mi fulmina con lo sguardo. Ha gli occhi iniettati di sangue talmente il desiderio lo assale. Sembra volermi sbranare. Penso addirittura di aver sentito un ruggito uscire da quella bocca ora serrata. Un suono ruvido che esce direttamente dalla gola.
Mi sento bagnata ed eccitata come non mai. Mi desidera, vuole farmi sua. VUOLE ME!
MI accarezza i seni, mi strizza i capezzoli, tanto,  una sensazione quasi dolorosa, la stessa del mio basso ventre. Sono persa e schiava, ancora, per sempre, all'infinito.
Ritorna con una mano a prendermi la nuca e porta il suo membro in direzione della mia bocca, che come un automa si spalanca, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
E mi riempie la bocca, entra e spinge, ansima e io con lui. Succhio e lecco. Lo divoro. Lo voglio. Gioco con lui come se fosse il gelato più buono che abbia mai assaggiato.
Mi sento avvampare. Non è delicato, è forte e  prepotente. Mi vuole scopare la bocca. Mi vuole così. Vuole liberare la sua eccitazione , vuole farmela assaggiare, .... e infatti dopo non molto lo sento venire e svuotarsi nella mia bocca. Emette un ultimo gemito, strozzato, respira a fatica. Continua a fissarmi. Il delirio. Ingoio tutto e mi lecco le labbra fissandolo a mia volta.
Mi prende per le spalle e mi adagia sul letto, e mi bacia a lungo a fondo.... i nostri sapori si mescolano, lecca il mio collo, le nostre lingue si intrecciano fuori dalle nostre bocche.
Mi solleva il bacino e senza aspettare di riprendere il fiato, affonda dentro di me.
Ritorna a spingere come se non fosse ancora venuto.
Porto le mie gambe intorno alla sua schiena, per permettergli di affondare meglio dentro di me. Senza nessun ostacolo.
Scivola. Sono bagnata come non mai. Rumoreggia, parla alle mie orecchie e io non resisto più, sento un ondata di calore e piacere scendere velocemente in basso e pulso, pulso ..... vengo e urlo il suo nome. Sento il suo mio e il suo orgasmo esplodere dentro di me.
Mi morde un labbro. Un animale. Un vero animale da monta. Una macchina per il piacere.
Un Dio del sesso.
Di nuovo mi sveglio..... se l'ultima volta che mi era capitato di sognarlo ero sconvolta, questa volta ero DISTRUTTA. Completamente sudata e bagnata, le coperte per terra. Devo essermi agitata parecchio, cavolo! E ti credo, ho subito un assalto dal mio Anthony.
E' ancora buio. Mi alzo, dalla finestra vedo uno strato di neve compatto e ghiacciato ricoprire la strada, i tetti....tutto è bianco.
Torno a letto e  mi addormento. Sono sfinita!

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