L'UOMO MISTERIOSO

L'UOMO MISTERIOSO

martedì 6 dicembre 2011

CAPITOLO 8



POV EDWARD
Dovrei dirglielo. Dovrei dirlo a tutti... a casa saranno preoccupati.
Vento gelido fuori e dentro la mia testa.
E' venuta a prendermi con la sedia a rotelle e mi sta spingendo lungo il corridoio in silenzio, non ha detto una parola da quando è entrata, solo che dovevamo andare.
Non mi guarda nemmeno negli occhi. E' pallida.
Fredda e distaccata come non è mai stata.
Mi sento vuoto, peggio di prima, peggio di quando non sapevo chi ero. Peggio di quando non ricordavo. Però ricordavo lei e questo mi bastava.
Va bene, dovrei parlarle. Dobbiamo chiarire ed in fretta.
Ora che so chi sono, ora che è tutto chiaro. Ora che ricordo cosa mi è successo.
Come faccio a parlarle, a farle capire cosa povro per lei se non riesco a far uscire niente dalla mia bocca? Cazzo!
Non sono abituato a questa sensazione, è nuova per me, mi spaventa, non mi piace. Mi sento fragile, attaccabile. Ho paura!
Sono arrabbiato, mi sento nervoso, vulnerabile e questo corridoio sembra essere infinito. Porte a destra e a sinistra, tutte uguali, mi sento smarrito e solo. Mi sento perso un'altra volta.
Dopo il bacio, pochi minuti dopo che che Isabella è uscita in quel modo dalla mia stanza, la porta si è nuovamente spalancata. Gli Ispettori di polizia sono tornati di nuovo a  farmi visita.
Solo che questa volta io so chi sono, li riconosco, e appena entrano  sorrido, Harrison e Wise.... ora ricordo tutto, sapevano benissimo chi ero.
Ma non potevano dirlo. Questi erano gli accordi. Collaboro con loro in questa indagine e per proteggermi non lo hanno rivelato nemmeno a me, quando mi sono risvegliato.
Tutta l'operazione è segreta, sono tutti in incognito! Stiamo cercando di arrivare ai vertici , ai mandanti, è pericoloso. Dobbiamo essere cauti e guardarci continuamente alle spalle.
Abbiamo già una mezza idea di chi può esserci dietro a questa organizzazione, dobbiamo raccogliere le prove però, per incriminarli. Gente senza scupoli.
Faccio un cenno, prendo carta e penna e scrivo loro due lettere WD.
Si guardano, accennano un sorriso, prima tra di loro e poi a me.... hanno capito.
Il loro Jolly è tornato.
Viste le mie condizioni e che per ora non sarò in grado di uscire dall'ospedale abbiamo ritenuto di tenere ancora segreta la cosa.
Mi sento terribilmente in colpa ora nei confronti di Isabella, ma è una bugia a fin di bene.
E' per non metterla in pericolo, per proteggerla.
Sono un giornalista. Mi è arrivata una soffiata. Stavo lavorando ad un articolo legato ad un traffico illegale di diamanti. Sono andato all'appuntamento con il mio contatto e poi.... mentre mi stava dando delle dritte.... un indirizzo, giorno ed ora della persona che avrei dovuto contattare,  quella botta forte alla nuca.... e poi il nulla! Tutto si è fatto buio! Solo che ora in queste condizioni non posso fare niente, devo aspettare di rimettermi in sesto, devo assolutamente riprendere l'uso delle gambe, mi devo sforzare.
AL PIU' PRESTO.
Solo che non pensavo che al mio risveglio avrei trovato LEI.
Ho fretta, una fretta tremenda, fremo, non riesco a stare fermo con le mani, giocherello in continuazione con le mie dita, me le passo tra i capelli, li strapazzo.... devo riprendere in mano la mia vita. Non posso aspettare. Non ce la faccio.
Soprattutto ho bisogno di una cosa, di una cosa sola ora, in questo momento.
Qualcosa che mi dia la forza per affrontare tutto, ho bisogno di LEI.
ISABELLA!
Mi giro verso di lei, se fossi sano, se fossi guarito, se non fossi costretto a stare qui seduto, non ti permetterei di trattarmi così, in questo modo gelido. Non te lo lascerei fare, mia cara. Ti convincerei in ogni modo possibile a stare con me. E sì, perchè io, Edward Masen, lo sciupafemmine  per antonomasia, mi sono innamorato. Ne sono sicuro. Sono sicuro dei miei sentimenti. Sono sicuro di amarla. Com'è difficile. Potrebbe essere tutto semplice, se solo lei lo volesse ed invece. ACCIDENTI! Non riesco a sopportare questo stato di fermo. Questa sosta forzata. Davvero sono convinto che sarebbe tutto semplice?
Devo trovare un modo per farglielo capire ed in fretta. Ogni lasciata e persa.
Ma Bella non mi guarda, io mi giro e la fisso negli occhi, e lei non mi guarda.
"Be..lla, Be..lla!" ci provo, la chiamo. "Siamo quasi arrivati Anthony, abbi pazienza"
Abbi pazienza??? Quale pazienza? Io non so cosa sia la pazienza! No non voglio pazientare, ti vorrei parlare. CAZZO.
Devo stare calmo o rischio di peggiorare le cose, potrebbe fraintendere e pensare che ce l'ho con lei, devo sforzarmi e cercare di parlare piano lentamente.
Ce la devo fare.
"Ehi Bella ciao" ..... e adesso chi è questo? che si prende anche tutte queste confidenze? Non solo la chiama per nome ma le cinge la vita con le braccia e le stampa un bacio sulla guancia.
HA UN FIDANZATO. Ecco che tutto si spiega, la sua reazione, il suo distacco. MERDA. MERDA. MERDA. Giù le zampe amico! Isabella è mia, solo mia. Deve esserlo...... vorrei poter urlare in questo momento, vorrei potermi alzare e spaccargli la faccia, energumeno dei miei stivali, sei più grosso di me, ma io sono forte e veloce... si certo prima.....
Il mio cuore si è frantumanto.... ne ho sentito proprio il rumore.
POV ISABELLA
"Ciao Jacob, dai non esagerare che ci stanno guardando tutti!  Lo sai che non mi piace ricevere visite mentre lavoro!"

"Tua madre mi ha dato il permesso... ha detto che eri più strana del solito questa mattina quando sei uscita di casa che ... bè ecco .... sono voluto venire a vedere se stavi bene, se andava tutto bene. Sai vorrei invitarti fuori una di queste sere, magari questa sera, se non hai altri impegni e se non sei troppo stanca!" Jacob che tempismo. Però potrebbe essere una buona idea, potrei distrarmi un po' e riuscire a riflettere in modo più obiettivo dopotutto.
Vedo Anthony, guardare ora me, ora Jacob. Non sembra essere entusiasta di questa irruzione tra me e lui. Anzi proprio per niente, con le mani ha arpionato le sue ginocchia... le nocche sono diventate bianche per la tensione.
 "Va bene Jacob, vada per questa sera, alle 7,30? qui alle 5 dovrei aver finito, il tempo di tornare a casa. Ti aspetto da me. Adesso vai, ho fretta, mi devo occupare di questo paziente ed è già tardi. A sta sera."
Jacob se ne va e io e Anthony entriamo nella sala di fisioterapia.
E' grande e luminosa, ci sono parecchi attrezzi.... tutto quello che mi occorre. Arriva anche Carlisle, mi da dei consigli, mi spiega i movimenti giusti, ne discutiamo una quindicina di minuti, sotto lo sguardo interessato di Anthony. Chissà a cosa starà pensando. Cerco di non farmi distrarre dai suoi occhi, sembrano più chiari in questo momento, più limpidi, sembra divertito veramente.
Perchè ancora non sa cosa gli aspetta. Se pensa di fare di testa sua con me, si sbaglia di grosso.
POV EDWARD
...." Questo paziente????" Sta parlando di me? Come osa definirmi un paziente, come uno qualunque. Isabella non ti capisco? Non sa nulla di me, lui vero?
Non sa le cose che mi dicevi, non sa che mi hai baciato mentre ero in coma, pensando che non sentissi! A che gioco stai giocando Isabella eh? Vorrei tanto saperlo?
Bene, bene, bene.... avrai pane per i tuoi denti! Non puoi pensare di trattarmi così, devo capire...e non capisco. Forse ti piace tenere un piede in due scarpe? Ti piace fare il doppio gioco? Perchè prima anche tu mi hai baciato.... eccome se lo hai fatto! Non è passata nemmeno un'ora da quando è successo! E sta sera vuole uscire a cena con lui?
Finalmente arriviamo nella palestra di fisioterapia. E' piacevole, è ampia, piena di luce.
Dalle enormi vetrate si intravede la città.
La mia città. La Chicago che amo. Siamo in alto di parecchio e si vede il Lago Michigan. E' grigio come il cielo..... le nuvole non ci abbandonano da giorni nonostante il vento. E la neve  lascia il posto alla pioggia! Scende fredda, ghiacciata.  Mi giro con la mia sedia a rotelle ed osservo Isabella mentre parla con il Dr. Cullen. E' bellissima. La luce che entra dall'ampia vetrata le illumina il viso e i capelli. Non sento cosa dicono. La vedo annuire, si volta e mi guarda, si accorge che la sto fissando, si passa una mano sul volto e sulla bocca. Sembra preoccupata.
I colleghi mi hanno riferito che stanno tenendo sotto controllo anche lei, per proteggerla.
Hanno capito quanto lei si senta coinvolta da quello che mi è successo. Hanno paura che stando vicino a me in qualche modo possa essere compromessa.
Se fossi più furbo e coraggioso dovrei lasciarla perdere. Se fossi più forte. Ma per ora non lo sono. Anzi mi sento vulnerabile ed egoista. Dovrei essere più maturo, dovrei lasciarla alla sua vita, a quella che aveva prima di me, ai suoi amici, al suo fidanzato.
Sono un presuntuoso, ragiono come se lei cadesse ai miei piedi con un solo cenno.
Sogghigno! Chiudo gli occhi. Ricordo il sogno, dove lei era sopra di me, e le mie mani sopra i suoi seni.
Duri, sodi..... eccitati. Un ricordo nitido, sensazioni magnifiche, a risvegliare il mio basso ventre, stuzzicato e solleticato dai movimenti di lei.......  duro e potente dentro i miei boxer. Porto le braccia dietro la sua schiena e le slaccio il reggiseno. Glielo sfilo, lo annuso e lo lancio sul pavimento di legno di fianco al letto. Lei sembra esplodere, dalla bocca le escono dei suoni bassi. Gode. Gli occhi due fessure.
Si muove più velocemente ora e la blocco, con la voce che non ho..... le ordino di fermarsi . "Smettila, voglio che tu stia ferma" la afferro per i polsi  e porto le sue braccia dietro la sua schiena. La tengo bloccata così e mi sollevo. Raddrizzo la schiena e mi siedo, la bacio, un bacio lungo, bagnato, rumoroso, a bocca spalancata, con la lingua riempio totalmente la sua bocca. Gemiti, solo quelli ora. Le libero le braccia e con il pollice e l'indice di entrambe le mani afferro i suoi capezzoli. Ci gioco, li tiro, li strizzo. Con le mani aperte afferro ancora i suoi seni e  avvicino queste gemme scure alla bocca un seno per volta. Tenta di muoversi per donarsi piacere sopra di me, ma io la blocco di nuovo. "Ferma, non ti ho dato il permesso di muoverti" Spalanca gli occhi, respira affannosamente, nei suoi occhi una supplica. "Non è ancora ora tesoro, decido io quando farti venire, c'è tempo!"
"Anthony, sei pronto?" Spalanco gli occhi e la vedo vicina a me, mi prende una mano dolcemente "Scusami ti ho spaventato? Ti eri assopito?"
La osservo e scuoto la testa, accenno un sorriso ed inarco le sopracciglia, sapessi.......

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